Il tiro a segno come quasi tutte le attività sportive, trae le sue origini dalla pratica militare che consiste nel colpire un bersaglio il più possibile vicino al centro da una determinata distanza con un’arma da fuoco, ad aria compressa o a gas (CO2).
La pratica del tiro a segno sportivo, prima dell’avvento delle armi a fuoco, fu esercitata prevalentemente con l’arco e con la balestra, la storia narra che in Italia fin dal VIII secolo a Ravenna si tirava al bersaglio, in Sardegna si ha memoria di esercitazioni di tiro nel IX secolo. A Genova nel 1161 fiorirono associazioni nei cui statuti venivano compresi i tiri con l’arco e la balestra, alla fine del Sec. XIII il tiro con l’arco e con la balestra si diffuse in tutte le maggiori città Italiane. Sotto il protettorato dei Duchi di Savoia, in Aosta, operava la compagnia dell’arco, molte altre città come Torino, Nizza (allora Italiana), Gubbio, Lucca, Pisa, Treviso, Ferrara e altre, svolsero attività agonistica di tiro.
Le prime armi a fuoco non portarono un immediato progresso nello sport del tiro a segno per il fatto che esse erano costruite senza mirino e senza tacca di mira, ed era anche ingombrata dal focone che nelle prime armi si trovava al di sopra della camera di scoppio. Un miglioramento si ebbe quando il focone fu spostato sulla destra della canna e l’arma fu munita di punti di linea. Un vero sensibile progresso nel campo delle armi da fuoco portatili si ebbe quando fu introdotto l’uso del sistema di sparo a percussione con l’impiego delle capsule, ma nelle competizioni sportive di tiro a segno, le armi da fuoco non sostituirono immediatamente quelle a corda.
La prima gara di tiro con arma a fuoco, chiamata gioco dell’archibugio, ebbe luogo ad Aosta nel 1427 in occasione della trasformazione della società di tiro con l’arco, in società di tiro con l’archibugio, presente all’inaugurazione il principe Amedeo VIII di casa Savoia. La società di Aosta continuò ininterrottamente il suo gioco con l’archibugio e perfezionò sempre più i regolamenti che disciplinavano il gioco stesso e la vita dell’associazione, nel 1679 i regolamenti predetti furono riformati ulteriormente per imprimere alla società un nuovo impulso e per aggiornamenti alle nuove esigenze.
In Italia, la prima società di Tiro a Segno nasce a Trieste, con il nome di Società del Bersaglio e il poligono situato a Opicina, nel 1799. È la più antica società sportiva italiana. Altre società di tiro a segno nascono nella seconda metà dell’ottocento sulla spinta di iniziative ispirate da Giuseppe Garibaldi. In particolare, con un decreto del 1861, Vittorio Emanuele II istituiva una società allo scopo di promuovere, annualmente, uno o più tiri a segni nazionali, precisando che il primo si sarebbe dovuto tenere a Torino durante il 1862. L’inaugurazione, che si svolse presso Castello del Valentino, a Torino, ebbe luogo, tuttavia, dal 21 al 27 giugno dell’anno successivo, il 1863, con il motto “Italiani Unione è forza”: erano previste sette categorie, ciascuna delle quali contrassegnate da armi e bersagli diversi.
Successivamente alla promulgazione della Legge 2 luglio 1882, che istituiva il tiro a segno nazionale nel Regno, le varie società prendono la forma di vere e proprie società sportive. Nascono, così, i TSN (Tiro a Segno Nazionale) che assumono il duplice compito di favorire e sviluppare la pratica sportiva e ludica del tiro, oltre a svolgere il compito istituzionale dell’abilitazione e dell’addestramento di tutti i non appartenenti ai corpi armati dello Stato (es. guardie giurate, polizie locali).
Nei poligoni TSN, unici autorizzati al rilascio della certificazione di abilitazione all’uso delle armi (TULPS – Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), l’attività di addestramento viene svolta sotto la responsabilità dei Direttori e degli Istruttori di tiro. Queste figure vengono autorizzate a svolgere tale attività dal sindaco del luogo di residenza, previo accertamento dell’idoneità tecnica (certificazione rilasciata dal Presidente del TSN), fisica e morale (assenza di precedenti penali o procedimenti penali pendenti).
I loro compiti sono:
- la tenuta dei corsi di tiro, teorici e pratici, ai fini del rilascio della certificazione di idoneità all’uso delle armi da fuoco;
- l’attività addestrativa dei soggetti obbligati all’addestramento periodico (guardie giurate, polizie locali ecc.);
- la direzione di tiro ludico e accademico;
- la direzione di gare.
I vari TSN sul territorio nazionale sono sottoposti al controllo e vigilanza del Ministero della Difesa ed ospitano le sezioni UITS. I poligoni di tiro italiani possono essere sia pubblici (TSN) sia privati. Il controllo sulla rispondenza alle normative di sicurezza è esercitato dall’arma del genio militare, il quale rilascia le autorizzazioni e le omologazioni necessarie per il loro funzionamento.
I poligoni di tiro a segno sono presenti in tutte le regioni italiane.
Questi non sono solo TSN ma anche poligoni privati, sia al chiuso che all’aperto, dove si praticano varie discipline. Fra le discipline non accademiche si ricordano:
- il tiro dinamico sportivo
- il tiro con carabina a 50, 100, 200 e 300 mt;
- il field target.
È sport olimpico sin dalla prima edizione dei Giochi olimpici moderni (Atene – 1896). Le uniche due olimpiadi in cui non ci sono state gare di tiro a segno sono quelle del 1904 tenutesi a St. Louis (Stati Uniti d’America) e quelle del 1928 tenutesi ad Amsterdam.
Il tiro a segno è presente come disciplina olimpica all’interno delle paralimpiadi.
Valgono le stesse regole nazionali e internazionali. Le disabilità sono molteplici: possono essere motorie anche gravi “tetraplegici, ciechi, parziali o ipovedenti” con le opportune tecnologie riescono a praticare questo sport con alcune limitazioni sulle armi da fuoco. Possono utilizzare armi a gas compresso (CO2) o aria.
Il medagliere olimpico è ricchissimo.
Il tiro a segno per disabili si arricchisce con una nuova disciplina: l’avancarica. Infatti dal 1 settembre 2007 la C. N.D.A. (Consociazione nazionale degli archibugieri) ha integrato le persone disabili al pari dei normodotati in questa nuova disciplina che si fa con armi ad avancarica, antiche o repliche, a polvere nera, a miccia, a pietra o a capsula.
Tutte le specialità olimpiche si contraddistinguono per avere una finale (con regolamento specifico) dove si affrontano i migliori risultati della gara di qualificazione. Questo metodo si applica anche non solo durante le Olimpiadi ma in tutte le competizioni dove queste specialità sono previste (Coppa del Mondo, Campionati Mondiali, Campionati continentali etc.)